Selinunte

Uno dei più grandi siti archeologici del Mediterraneo?
SELINUNTE!
In estate vi ci vorrà un bel cappello in testa, tanta acqua e voglia di camminare, anche se è possibile usufruire di un comodo trenino che vi scorasserà per tutta la valle, permettendovi di ammirare da vicino un grande numero di templi di imponente architettura dorica.
Selinunte, chiamata dai greci Selinùs, deriva il suo nome da sélinon, il sedano che tuttora vi cresce selvatico, divenuto simbolo della monetazione della città.
La città ebbe una vita breve (circa 240 anni) e fu fondata nel 650 a.C. da Diodoro Siculo tra le due valli del Belice e del Modione, e in poco tempo arrivò ad avere più di 100.000 abitanti.
Fu la colonia greca più occidentale della Sicilia, a diretto contatto con l'area occupata dai Cartaginesi, e tutta la sua storia è condizionata da questa posizione di confine, fino al dissolvimento del problema con la conquista romana della Sicilia.
Dapprima in buoni rapporti con i Cartaginesi, dopo la loro disfatta nella Battaglia di Imera (480 a.C.), Selinunte strinse alleanza con Siracusa, cui rimase fedele.
La sua politica di espansione territoriale verso Segesta causò diverse guerre: il primo scontro avvenne nel 580 a.C. dal quale Segesta uscì vittoriosa. Nel 415 a.C. Segesta chiese aiuto ad Atene perché intervenisse contro l'intraprendenza selinuntina supportata da Siracusa. Gli ateniesi presero come pretesto la richiesta di Segesta per intraprendere una grande spedizione in Sicilia attaccando per prima Siracusa alleata di Selinunte.
Dalla battaglia di Siracusa, Atene ne uscí disastrosamente sconfitta. Segesta, indebolita dalla sconfitta ateniese, minacciata da Selinunte, chiese allora aiuto a Cartagine: nel 409 a.C. i Cartaginesi, sbarcati in Sicilia con un esercito di 5.800 uomini al comando del generale Annibale Magone colsero di sorpresa la città che cadde, dopo soli nove giorni di assedio, prima che potessero giungere i soccorsi da Siracusa e da Agrigento.
Selinunte venne saccheggiata e distrutta, 16.000 cittadini selinuntini furono uccisi, 5.000 fatti schiavi, 2.600 riuscirono a fuggire ad Agrigento.
Ripopolata con i suoi profughi e con altre popolazioni che il fuoriuscito siracusano Ermocrate vi condusse, Selinunte fu ricostruita (comprese le mura) nella sola area dell'acropoli, divenendo per alcuni anni il quartier generale di Ermocrate dal quale partivano le sue azioni belliche contro le città puniche. Alla morte di questo, Selinunte perse definitivamente la sua importanza politica; venne rioccupata dai cartaginesi - occupazione confermata, del resto, in tutti i successivi trattati greco-cartaginesi - quindi da Pirro (276 a.C.), fino alla definitiva evacuazione della sua popolazione da parte dei Cartaginesi a Lilibeo durante la I Guerra Punica (250 a.C.), e all'assorbimento del suo territorio nei domini romani.
Selinunte non fu più riabitata, e dopo un violentissimo terremoto che, in epoca bizantina (VI-IX secolo), ridusse i suoi monumenti a un cumulo di rovine, nonostante un ultimo tentativo di farla rinascere fu fatto in epoca araba (IX-XI secolo) si perse nella memoria fino circa al 1500, quando il teologo e archeologo Tommaso Fazello effettuò un'attenta rilettura dei testi di Erodoto, Diodoro Siculo e altri, dopo alcune ricognizioni individuò ed identificò univocamente le rovine di Selinunte, distinguendole dalle architetture di Mazara e dagli immediati centri abitati del comprensorio nel raggio di decine miglia.
Nel 1779, nonostante un decreto di re Ferdinando III di Sicilia vietasse lo smantellamento delle sue rovine (usate dagli abitanti della zona come cave di pietra), le devastazioni proseguirono fino a quando il governo italiano non vi pose una custodia permanente.
I primi saggi e scavi furono eseguiti nel 1809 da parte degli inglesi. Nel 1823, due architetti inglesi, Samuel Angell e William Harris, iniziarono a scavare a Selinunte nel corso del loro tour in Sicilia e si imbatterono in diversi frammenti delle metope dal tempio arcaico oggi chiamato come “Tempio C.” Benché le autorità borboniche avessero cercato di fermarli, costoro continuarono il loro lavoro e cercarono di spedire i loro reperti in Inghilterra, per il British Museum. Nell'ombra delle attività di Lord Elgin, le spedizioni di Angell e Harris furono bloccate e dirottate a Palermo dove da allora si conservano nel Museo archeologico.
Nella vostra visita non potrà mancare il Baglio Florio, dove potrete riposare ed ammirare numerosi reperti archeologici, meravigliosamente esposti.
Prendetevi tutto il tempo per esplorare questa grande area, dove si respira ancora, nonostante tutto il tempo passato e le distruzioni compiute, l'atmosfera delle antiche colonie greche.

Пікірлер: 2

  • @gregmel4909
    @gregmel49094 ай бұрын

  • @LucaGuzzo1964

    @LucaGuzzo1964

    4 ай бұрын

    Grazie!