Il Cretto di Burri

Bisogna lasciarsi alle spalle la meravigliosa costa occidentale della Sicilia, e pian piano avventurarsi nell'entroterra, nella Valle del Belice, per incontrare, non senza qualche difficoltà, un'opera colossale, che lascia senza fiato:
Il cosiddetto Cretto di Burri
Il famoso terremoto del 14 gennaio 1968 distrusse quasi completamente la città di Gibellina, così come altri piccoli centri di questa valle, come ad esempio Salaparuta.
Il Sindaco Ludovico Carrao fu tra i primi a credere e volere la rinascita del Paese, e chiese a molti artisti di venire in questo luogo e pensare ad un'opera d'arte che fosse simbolo di rinascita che nel frattempo stava avvenendo qualche chilometro più a ovest.
Tra i tanti arrivò anche Alberto Burri, che rimase deluso dal nuovo impianto del Paese, che contava già diverse opere d'arte. Chiese quindi di essere accompagnato al paese vecchio, e:
"Ne rimasi veramente colpito. Mi veniva quasi da piangere e subito mi venne l'idea: ecco, io qui sento che potrei fare qualcosa. Io farei così: compattiamo le macerie che tanto sono un problema per tutti, le armiamo per bene, e con il cemento facciamo un immenso cretto bianco, così che resti perenne ricordo di quest'avvenimento".
Burri progetto un gigantesco monumento che copre una superficie di circa 80.000 metri quadrati, pensando di ricoprire con il cemento le macerie del terremoto, realizzando fenditure dove si trovavano le vie della città.
La costruzione cominciò tra infinite polemiche ed andò avanti tra il 1984 ed il 1989. Ci fu una lunghissima interruzione, e finalmente nel 2015 l'opera fu terminata, ed è ancora oggi una delle opere d'arte contemporanea più estesa al mondo.
Ogni fenditura è larga dai due ai tre metri, mentre i blocchi sono alti circa un metro e sessanta.
Lasciata l'auto, si comincia a salire queste fenditure, e non si può non immaginare che non molto tempo fa erano strade sulle quali le persone camminavano, si incontravano, uscivano di casa per andare al lavoro e tornavano la sera.
Come tanti di queste città costruite sulle colline, il percorso è in salita, ma dopo poco basta girarsi indietro per rendersi conto della vastità, e si rimane inevitabilmente schiacciati dal peso e dall'angoscia, mentre tutto attorno a noi è solo grigio cemento e cielo azzurro.
Si cammina senza punti di riferimento, non ci sono cartelli di vie, segnaletiche di negozio edifici di uso civile. Tutto è grigio, vuoto, ma terribilmente pieno, e la commozione sale, come la nostra salita fino in cima alla collina, dove finalmente lo sguardo abbraccia tutta la grande colata, e lascia un groppo in gola.
Ancora oggi, e sicuramente per molto altro tempo ancora, questa opera fa discutere: alcuni piangono, alcuni si arrabbiano, alcuni semplicemente restano senza parole, e del resto non serve parlare, ci si guarda intorno, con le mani si tocca il cemento e lentamente si torna indietro, imboccando chissà quale strada, scegliendo una direzione piuttosto che l'altra, fino a tornare in fondo, avvolti dal silenzio che pochi osano rompere.
Prima di risalire in macchina un nuovo sguardo verso l'alto, verso la cima della collina dove fanno capolino delle piante che sembrano voler rompere il grande spazio bianco di un colore verde speranza.
La speranza di una rinascita.

Пікірлер: 3

  • @LucaGuzzo1964
    @LucaGuzzo19646 ай бұрын

    Un grande progetto che ha trasformato per sempre una tragedia in un simbolo di rinascita...

  • @saracalvio9844
    @saracalvio98446 ай бұрын

    Pazzesco, non sapevo ora so. Un bellissimo progetto, ciò di cui questo mondo ha bisogno ora, progetti per donare nuova vitalità ad un Paese che forse sta invecchiando troppo in fretta.

  • @LucaGuzzo1964

    @LucaGuzzo1964

    6 ай бұрын

    Grazie Sara! E sono contento! Vuol dire che ho raggiunto il mio obbiettivo…