Ivo De Gennaro e Gino Zaccaria «La questione della lingua madre», ScienzaNuova

Che cos'è la lingua? E' riconducibile al linguaggio, inteso come codice comunicativo, oppure no? O è forse il linguaggio una caratterizzazione particolare di una ricchezza? I professori Gino Zaccaria e Ivo De Gennaro in questo intervento per ScienzaNuova 2017 cercano di chiarire la questione, indagando anche gli esempi classici dell'uomo primitivo e del bambino.

Пікірлер: 4

  • @sacredgeometrymusic3290
    @sacredgeometrymusic3290 Жыл бұрын

    stavo ascoltando un album di pat metheny per la prima volta e ad un tratto sento un suono familiare!! l'introduzione dei video di ScienzaNuova!!

  • @sacredgeometrymusic3290
    @sacredgeometrymusic32908 ай бұрын

    dopo aver visto per la seconda volta questo inizio di seminario ho avuto modo di tentare un pensiero sull'origine della lingua, e, sperando di non esagerare o di non aver preso un abbaglio, mi sembra di poter dire che il tratto fondamentale della lingua sia quello del ritrarsi. cioè, da una parte vi è una ritirata, un tirarsi indietro, un rifugiarsi e un nascondersi, appunto ritraendosi, avviluppandosi in sè per così dire, dall'altra parte c'è il movimento del ritrarsi, ovvero dell'apparire, del venire alla luce, quindi un movimento espansivo, sviluppantesi proprio sullo spazio lasciato dalla ritirata della lingua, dal suo residuo. Se da una parte quindi la ritirata è una corporificazione, un astringimento, dall'altra parte è pure una fuga da questa corporificazione. quindi proprio questo doppio movimento aprirebbe uno scisma tra ciò che appare e ciò che non appare. forse Jacob Boehme diceva qualcosa in queste linee quando parlava di qualità acida e di quella astringente o anche il famoso "tzimtzum" della kaballa Lurianica. inoltre, mi sembra di notare un carattere dinamico della lingua, cioè il verbo. la lingua è ancora immobile, impassibile, mentre il verbo è già lingua agente. pensate anche voi così o la articolereste in altri termini? è troppo o troppo poco? azzardandomi ad un'ultima osservazione porrei quest'equazione: la lingua sta al verbo come ciò che non appare sta a ciò che appare, cioè lingua:verbo=non manifesto:manifesto, che, semplificando la divisione in "scisma" e ponendo la stessa uguaglianza come scisma la formula risulterebbe così---> lingua scisma verbo scisma non manifesto scisma manifesto . Ha senso?

  • @francescozennaro7197
    @francescozennaro7197 Жыл бұрын

    1:09:00 = il poeta dice quella determinata parola, anche se sa di venir frainteso. (Lo fa per il bene della lingua, e quindi dello stanziarsi). È per la consapevolezza del poeta [genitivo soggettivo] di questo fraintendimento della parola [genitivo oggettivo] da parte del senso comune che Pessoa sosteneva che "il poeta è un fingitore"?

  • @scienzanuova7597

    @scienzanuova7597

    Жыл бұрын

    Caro Francesco, grazie per il tuo intervento. Credo che si possa certamente vedere questo tratto della consapevolezza del poeta nel componimento di Pessoa che hai citato, e in particolare nel verso di apertura: "il poeta è un fingitore". E' significativo che infatti dica "arriva a fingere che è dolore il dolore che davvero sente", in cui si può leggere il tentativo da parte del poeta di trovare parole nuove, una nuova lingua per cantare ciò che non si riesce a esprimere con il linguaggio della convenzione, dell'abitudine, della comunicazione.