Pantelleria pur trovandosi al centro del Mediterraneo, immersa in un mare stupendo, ha una tradizione viticola millenaria. É stata l’agricoltura, e quindi anche la viticoltura, per secoli l’attività prevalente per il sostentamento della sua popolazione, che contrariamente a quanto si possa pensare non si è mai dedicata più di tanto alla pesca. Solo in anni più recenti è diventato importante il turismo.
La storia viticola di Pantelleria inizia con i Fenici, che furono probabilmente i primi a coltivare la vite sui terreni vulcanici dell’isola.
Molto importante fu poi la viticoltura durante il lungo periodo dell’impero romano, a partire dal III secolo a.C.
Già a quei tempi l’isola era nota per la produzione del vinum passum, un vino passito conosciuto a Roma in tutto l’impero; parte della produzione viticola era destinata alla produzione di uva passita. Si ritiene che in epoca romana i vitigni più diffusi fossero il catarratto e l’inzolia.
Il moscato di Alessandria, comunemente conosciuto come zibibbo, che attualmente rappresenta il 95% dei vitigni presenti a Pantelleria, ha invece fatto la sua comparsa durante la dominazione araba, iniziata nell’835.
Con gli arabi cessò la produzione di vino per via delle leggi coraniche ma continuò comunque la coltivazione della vite per la produzione di uva essiccata.
La vite viene coltivata ad alberello pontesco, già descritto in un altro mio video.
Le zone principali di coltivazione sono rappresentate da piana della Ghirlanda, piana di Monastero e piana di Sibà. Vieni coltivata anche nelle appendici delle montagne e delle colline, dalle quali l’uomo ha strappato il terreno facendo terrazzamenti sostenuti da muretti a secco.
Degli oltre 5000 ha di vigneto presenti in passato attualmente ne restano circa 450, portati avanti da pochi ma coraggiosi imprenditori, custodi di questa magnifica storia viticolo-enologica millenaria.
Riccardo Castaldi