Segrete Tracce di Memoria - XVI edizione

La "Mostra Segrete Tracce di Memoria" si svolge dal 9 gennaio al 10 febbraio 2024 presso la Sala Dogana del Palazzo Ducale a Genova.
Ideata e curata da Virginia Monteverde, la mostra coinvolge artisti che esplorano la memoria della Shoah attraverso diverse forme d'arte.
Il programma comprende installazioni, conferenze e performance, incluse collaborazioni con organizzazioni e istituzioni educative.
Gli eventi includono installazioni come "Realtà Residuale" di Lorenzo Ramos e "Ombre" di Luca Pianella, conferenze educative, e azioni performative come "Pura Luce" di Franca Fioravanti.
La mostra offre un contesto per riflettere sull'importanza della memoria e sull'impatto della Shoah, invitando al dialogo tra generazioni e diverse espressioni artistiche.
Per maggiori dettagli, consultare il programma e il comunicato stampa allegati.
SEGRETE TRACCE DI MEMORIA XVI EDIZIONE
9 gennaio - 10 febbraio 2024
Torna a Genova a Palazzo Ducale, per la sua XVI edizione, SEGRETE-Tracce di Memoria.
La rassegna d’arte contemporanea ideata e curata da Virginia Monteverde, tradizionale
appuntamento in occasione della Giornata della Memoria.
Quest’anno, per la indisponibilità della sede storica della rassegna, l’antica prigione della
Torre Grimaldina, interessata da lavori di ristrutturazione, la mostra sarà ospitata nella
Sala Dogana del Palazzo Ducale, con ingresso da piazza Matteotti.
L’edizione del 2024, che si svolge in un momento segnato dai venti di guerra che si
estendono dall'Ucraina al Medio Oriente, sarà particolarmente “diffusa”, con interventi in
varie sedi in Italia e in Europa.
La mission di SEGRETE, che consiste nel tenere viva la memoria della Shoah (con particolare attenzione alle giovani generazioni), ma anche di tutti gli orrori legati alle guerre e alle sofferenza dei popoli, anche in questa edizione è stata raccolta e interpretata da artisti internazionali, studiosi, scrittori e poeti.
“…Un mondo mercificato di consumatori consumati da un fantasma di benessere che non cessa di produrre, riprodurre, malessere. È quella socialità dell’apparenza a cui ha fatto, profeticamente, drammatico cenno Georg Simmel. Il rischio è che la Shoah assuma la distanza di un altare troppo sacro per essere accostato, guardato.
Altare sub limen in altezza e profondità, abissale “buco nero” che non cessa di intaccare la coscienza etica, politica, antropologica dell’umanità intera, di destabilizzarne le certezze sociali, di inquinarne, perfino esteticamente e psicologicamente, l’immaginario.
In una rassegna tanto segnata dai fatti della storia, tanto guardata dagli occhi del mondo, si percepisce, sottotraccia, uno slittamento, di coloritura benjaminiana, tra valore di culto e valore di esponibilità…” (dal testo di presentazione di Viana Conti)
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