Le immagini di questo video sembrano appartenere a tempi andati, lontani. Ed è vero, perché ritraggono momenti di vita rurale che hanno accompagnato per secoli la vita stessa della Lessinia.
C'è un luogo, a Roverè Veronese, in cui queste tradizioni, antiche ma non vecchie, sembrano ritrovarsi, come attratte da un magnetismo storico che le riverbera e le rende attuali nella memoria dei più anziani con la speranza che ispirino sentimenti autentici anche nelle nuove generazioni.
Questo luogo è il Baito Jegher, costruito nel 1888, che per decenni ha accolto il latte di diverse famiglie delle contrade del circondario, che trovavano in questa malga turnaria l'opportunità di trasformare in formaggio il poco latte (spesso si trattava di qualche vacca) prodotto nelle piccole stalle.
Il baito è rimasto attivo fino agli anni '60, dopodichè il progresso e la nascita dei caseifici ne hanno decretato l'ineluttabile superamento. Ma resta comunque la testimonianza delle origini, la purezza dei gesti nativi e del senso delle cose che nascevano con le mani e dalle mani. E molto spesso il baito è aperto per dimostrazioni e racconti, esattamente come vedrete in questo video.
E poi la fienagione, altro momento cruciale nella vita rurale della Lessinia. Se oggi la meccanizzazione agevola parecchio il lavoro, per lungo tempo è stata la falce il compagno di lavoro dei contadini, che rasavano i prati con cognizione di causa, seguendo dei ritmi ben precisi, sempre in balia degli eventi atmosferici, che potevano pregiudicare il raccolto.
Anche questi gesti, fondamentali per la cura del territorio (anche oggi), sono lo specchio di una cultura materiale contadina sempre più rara, considerando l'avvento della modernità. È ovvio che sarebbe sbagliato dire acriticamente che "si stava meglio quando si stava peggio", perché gli stessi anziani vi direbbero che non è affatto così.
Ma i valori che tutti questi gesti, questa fatica, questa responsabilità silenziosa incorporate nelle mani dei contadini, beh, quelli, per fortuna, non sono ancora passati di moda. O, almeno, si spera sia così.
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