Giosue Carducci, "Funere mersit acerbo", 1870 (da "Rime nuove") : lettura, parafrasi e commento

Nel 1870 Giosue Carducci (1835-1907) deve affrontare la morte del figlio Dante, ucciso dalla meningite all'età di tre soli anni.
Non è il primo grave lutto nella sua famiglia: alcuni anni prima, nel 1857, il fratello del poeta, Dante Carducci, era morto suicida.
In questo sonetto, il cui titolo "Funere mersit acerbo" riprende un celebre esametro dell'"Eneide" di Virgilio, i due Dante vengono ricordati insieme in un dialogo immaginario fra il poeta, distrutto dal dolore, e l'anima del fratello scomparso anni prima.
Buona visione!
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#lucaaquadro #letteraturaitaliana #carducci

Пікірлер: 4

  • @emanuelecarioti
    @emanuelecarioti Жыл бұрын

    👏👏

  • @lucaaquadro

    @lucaaquadro

    Жыл бұрын

    @emanuelecarioti Grazie! ;)

  • @alfonsoaliberti9783
    @alfonsoaliberti9783 Жыл бұрын

    “Oh, dottore, sono cinquant’anni che mio figlio è morto in guerra, ma il dolore è sempre lo stesso, sempre lo stesso pianto.” E ciò dicendo piangeva a capo chino la mia paziente ed io fui travolto da un turbinio di commozione. Nonostante i miei purtroppo numerosi incontri, professionali e non, con la morte, nonostante ne abbia fatto oggetto di meditazione filosofica e religiosa, caro professore, le confesso che anche questa volta ad ascoltarla, mi sono ritrovato con gli occhi umidi. Il solo pensiero di sopravvivere alla morte di un mio figlio o nipote mi fa precipitare in una dolorosissima prostrazione e ritorno a domandarmi disperato: “Si Deus est, unde malum?” Quanta confusione mi avvolge ogniqualvolta confronto questi brani: “Se guardo il tuo cielo, opera delle tue dita, la luna e le stelle che tu hai fissate, 5 che cosa è l'uomo perché te ne ricordi e il figlio dell'uomo perché te ne curi? 6 Eppure l'hai fatto poco meno degli angeli, di gloria e di onore lo hai coronato” (Salmo 8) “O Potente Natura di miriadi di stelle e di fiori, hai rubato un bambino! S’è forse ingrandito il tuo tesoro infinito? Hai così aumentato d’un granello La tua felicità? Eppure, un cuore di mamma, immenso come il tuo, con la perdita del bambino ha perduto tutto!” (Rabindranath Tagore)

  • @lucaaquadro

    @lucaaquadro

    Жыл бұрын

    @alfonsoaliberti9783 Caro Alfonso, grazie mille per il commento, come sempre stimolante e originale. La questione, come ovvio, è complessa e, credo, irrisolvibile. Non a caso, esiste sul tema anche una vasta letteratura proprio definita "consolatoria": ad esempio le varie "Consolationes" di Seneca, di cui magari, prima o poi, potrà capitare di parlare anche qui sul canale. Non avendo io figli, credo di essere assai poco titolato a parlare dell'argomento, cioè di un dolore che solo un genitore può capire. Forse, ma val poco, potrebbe essere utile assumere sempre un'ottica globale, vedendo in un figlio non una sorta di estensione della propria persona, ma un tassello dell'umanità non più importante di tutti gli altri.

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