GINO MARCHITELLI e la sua poesia a Sant'Agata di Puglia

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Il poeta Gino Marchitelli continua a vivere nell’anima grande della sua terra, con le sue poesie che ricordano alla sua gente storie di appassionata bellezza.
Era il 1973, e lo scrittore Enzo Contillo, in una prefazione ad una raccolta di poesie dialettali santagatesi intitolata ‘E ije torne’, con queste stupende parole descriveva la profonda personalità poetica dell’autore della raccolta stessa, vale a dire, l’architetto Gino Marchitelli:
“Non m’era mai capitato d’incontrare prima, tra i miei sperperi vagabondi, uno scavatore più generoso e più testardo di Gino Marchitelli che, al caldo dell’estate sua, recupera la quercia giovane, trattiene le imprecazioni, restaura la memoria con le cadenze delle stagioni malandrine, e disinvolto e pronto s’incontra con i morti e con i vivi, favoleggia con la solitudine, con le pietre che rotolano, coi tetti che s’incrostano di nuvole, si incanta alle sterpaie, parla con la “Pietra del Monte” come se quel masso gli fosse rimasto conficcato nel petto, parla col bosco nato dai diluvi e poi risorto tra arcangeli e briganti, nella malinconica tiritera dei secoli. Non si arrende. Viene, riparte, e ancora torna a rovistare, a fare man bassa di tutto, come se avesse timore che restando a lungo lontano dal suo paese, e negando la risposta, la gente contrariata e mugugnona potesse fargli rimprovero di ingratitudine, se non di tradimento”.
Ecco, allora: volendo riassumere e racchiudere in pochi minuti il ricordo dello scrittore e poeta santagatese Gino Marchitelli, non conosciamo narrazione migliore e più calzante di questo brano scritto oltre quarant’anni fa da Enzo Contillo.
Poeta dialettale di grande sensibilità, con la sua produzione letteraria e la sua poetica ispirata sempre ad un amore profondo e costante per il suo paese, Gino Marchitelli nel tempo ha saputo documentare e testimoniare in maniera eccellente la memoria, i costumi e le tradizioni della sua terra.
Nato Sant’Agata di Puglia l’11 novembre 1910, e deceduto nel 1996, all’età di 86 anni, l’architetto Gino Marchitelli ha lasciato opere di indubbio rilievo nella cultura letteraria locale.
Come non ricordare, allora, i suoi volumi di poesie: “795 sul mare” - “E ije torne” e “Piezze re ciéle”, o il suo insostituibile e intramontabile “Vocabolario del dialetto santagatese” o ancora l’ottimo volume del “Teatro santagatese” con le bellissime commedie dialettali che tanti stimoli e passione portarono negli anni passati alla Compagnia Teatrale Santagatese.
Ebbene, oggi che ad oltre venti anni dalla sua morte il Comune di Sant’Agata di Puglia ha voluto commemorare lo scrittore santagatese intitolandogli una “Piazzetta della Lettura”, noi abbiamo scelto di celebrarlo con il ricordo di due delle sue poesie più intense.
Perché come dicevamo prima, il poeta Gino Marchitelli non si è mai arreso, e nonostante il tempo trascorso, lui continua ad essere presente con i suoi versi, con la sua poesia, “...e ancora torna a rovistare, a fare man bassa di tutto, come se avesse timore che restando a lungo lontano dal suo paese, la gente contrariata e mugugnona possa fargli rimprovero”.
Sì, Gino Marchitelli continua a vivere nell’anima grande della sua terra, con le sue poesie che ricordano alla gente storie di appassionata bellezza.
Quella stessa gente che oggi, in un angolo del suo paese, ha saputo raccontare una storia bella dal sapore del ritorno, un racconto che quasi prende voce proprio da quella prefazione scritta quarant’anni fa dal suo amico Enzo Contillo: “...È tornato con la chioma grigia e le rughe nell’anima, a casa sua, tra i suoi fantasmi, nel respiro dei vivi, Gino Marchitelli, ripagato dalle radure che non cambiano volto, per ricordare a noi santagatesi, l’esausto sapore di essere nati impervi”.
Rosario Brescia

Пікірлер: 1

  • @lorenzacannone5996
    @lorenzacannone59962 жыл бұрын

    In questi versi sentiamo l'anima Santagatesi

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