Ep. 204 - Papale papale -"Superbia"

Francesco, Angelus 10 dicembre 2017
«Ogni monte e ogni colle siano abbassati» (v. 4), esorta ancora Isaia. I monti e i colli che devono essere abbassati sono l’orgoglio, la superbia, la prepotenza. Dove c’è orgoglio, dove c’è prepotenza, dove c’è superbia non può entrare il Signore perché quel cuore è pieno di orgoglio, di prepotenza, di superbia. Per questo, dobbiamo abbassare questo orgoglio. Dobbiamo assumere atteggiamenti di mitezza e di umiltà, senza sgridare, ascoltare, parlare con mitezza e così preparare la venuta del nostro Salvatore, Lui che è mite e umile di cuore (cfr Mt 11,29). Poi ci viene chiesto di eliminare tutti gli ostacoli che mettiamo alla nostra unione con il Signore: «Il terreno accidentato si trasformi in piano e quello scosceso in vallata. Allora si rivelerà la gloria del Signore - dice Isaia - e tutti gli uomini insieme la vedranno» (Is 40,4-5). Queste azioni però vanno compiute con gioia, perché sono finalizzate alla preparazione dell’arrivo di Gesù. Quando attendiamo a casa la visita di una persona cara, predisponiamo tutto con cura e felicità. Allo stesso modo vogliamo predisporci per la venuta del Signore: attenderlo ogni giorno con sollecitudine, per essere colmati della sua grazia quando verrà.
Benedetto XVI, udienza generale 10 agosto 2005
All’umile fiducia, come si è visto, si oppone la superbia. Uno scrittore cristiano del quarto-quinto secolo, Giovanni Cassiano, ammonisce i fedeli sulla gravità di questo vizio, che «distrugge tutte le virtù nel loro insieme e non prende di mira solamente i mediocri e i deboli, ma principalmente quelli che si sono posti al vertice con l’uso delle loro forze». Egli continua: «È questo il motivo per cui il beato Davide custodisce con tanta circospezione il suo cuore fino a osare di proclamare davanti a Colui al quale non sfuggivano certamente i segreti della sua coscienza: "Signore, non si inorgoglisce il mio cuore e non si leva con superbia il mio sguardo; non vado in cerca di cose grandi, superiori alle mie forze"… E tuttavia, ben conoscendo quanto sia difficile anche per i perfetti una tale custodia, egli non presume di appoggiarsi unicamente alle sue capacità, ma supplica con preghiere il Signore di aiutarlo per riuscire a evitare i dardi del nemico e a non restarne ferito: "Non mi raggiunga il piede orgoglioso" (Sal 35,12)».
Giovanni XXIII, radiomessaggio a chiusura del Congresso eucaristico di Catania 13 settembre 1959
Venerabili Fratelli e diletti figli ! Nella lezione del Breviario della solennità di S. Agata si legge questa edificante espressione: « Multo praestantior est christiana humilitas et servitus regum opibus ac superbia »: « La cristiana umiltà dei servi di Dio è molto superiore alle ricchezze ed alla superbia dei re ».
Questo sentimento di umiltà e di volonteroso servizio di Dio e della sua Chiesa vi ha condotti alla odierna professione di fede e di amore, che d'ora innanzi sarà più generosa che per il passato, dopo l'atto di consacrazione dell'Italia, da voi compiuto, al Cuore Immacolato di Maria.
Pio XII, radiomessaggio in occasione del Natale 23 dicembre 1949
Il mondo moderno, nello stesso modo che ha tentato di scuotere il soave giogo di Dio, ha insieme rigettato l'ordine da Lui stabilito, e con la medesima superbia dell'angelo ribelle, all'inizio della creazione, ha preteso di istituirne un altro a suo arbitrio. Dopo quasi due secoli di tristi esperienze e di traviamenti, quanti hanno ancora mente e cuore retti confessano che simili disposizioni e imposizioni, le quali hanno nome ma non sostanza di ordine, non han dato i risultati promessi, né rispondono alle naturali aspirazioni dell'uomo. Questo fallimento si è manifestato in un duplice terreno: quello dei rapporti sociali e quello dei rapporti fra le nazioni.
Nel campo sociale il travisamento dei disegni di Dio si è operato alla radice stessa, deformando la divina immagine dell'uomo. Alla sua reale fisionomia di creatura, avente origine e destino in Dio, è stato sostituito il falso ritratto di un uomo autonomo nella coscienza, legislatore insindacabile di se stesso, irresponsabile verso i suoi simili e verso la compagine sociale, senz'altro destino fuori della terra, senz'altro scopo che il godimento dei beni finiti, senz'altra norma se non quella del fatto compiuto e dell'appagamento indisciplinato delle sue cupidigie.

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