VENDITTI di sicuro il mio preferito. MA anche secondo me il più grande cantautore Italiano vivente, perché in lui mi sono sempre rispecchiato da quando, fin da piccolo, le nostre storie si sono incrociate coi vinili di quel tempo. E la storia di un genitore che a modo suo voleva che facessi il pianista. Poi l'ho fatto, d'accordo, ma a modo mio . Come, in maniera analoga, è successo prima a Venditti. Però di Venditti io non ho mai capito negli anni ( anche perché non ho avuto modo di chiederglielo in intervista) quale sia stato successivamente il suo rapporto coi genitori. Sono curioso di sapere se l'asprezza delle sue parole giovanili ha lasciato successivamente il campo al normale menage familiare oppure c'è stato un perdonarsi a vicenda. Non lo so e sostanzialmente, al fine di valutare l'artista non ha importanza saperlo. E' solo una mia curiosità. Però questo potrebbe essere il messaggio importante: l'arte, la comunicazione importante, spesso, anzi direi sempre, nasce da un disagio, qualunque esso sia. Un disagio sociale, di accettazione di se stessi. Un disagio legato all'educazione, alla forma fisica, al gruppo, al quartiere, alla famiglia. Quindi, come giustamente (miracolo!) fa emergere pressoché involontariamente Mike Bongiorno in intervista, la rottura di coglioni che i genitori di Antonello esercitavano su di lui, probabilmente è stata la chiave del successo di questo meraviglioso autore che tutti, e in tutto il mondo, ci invidiano.
Voglio concludere dicendo che Antonello Venditti è in gran misura sottostimato. Ci accorgeremo di cosa è stato col passare del tempo perché le generazioni dopo la mia, non conoscono il primo Venditti che secondo me è il più importante, quello più impegnato. Ci vuole tempo perché i messaggi di La Cantina, l'Orso bruno, Marta, Giulia, Quando verrà Natale....siano riconosciuti e stimati come patrimonio della poesia universale. Quando probabilmente mi darete ragione, forse non ci sarò più.