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ANALISI DI ROSSO MALPELO
La spiegazione della novella Rosso Malpelo di Giovanni Verga si basa su un’analisi di cui, di seguito, si può leggere un breve commento.
La novella Rosso Malpelo è stata pubblicata per la prima volta nel 1878, sul “Fanfulla della domenica”. In seguito è confluita nella raccolta di novelle di Giovanni Verga “Vita dei campi”, pubblicata nel 1880.
L’inchiesta “La Sicilia del 1876” di Leopoldo Franchetti e Giorgio Sidney Sonnino fornisce a Verga il materiale da cui trarre i temi e l’ambientazione della propria novella. Più precisamente Verga si rifà alle pagine “Il lavoro dei fanciulli nelle zolfare siciliane”.
La novella Rosso Malpelo è un concentrato delle più famose tecniche della narrativa verista.
La tecnica dello straniamento consiste nell’adozione di un punto di vista estraneo a quello abituale, facendo apparire normali le cose più strane, e viceversa.
Un chiaro esempio è l’incipit della novella. Il fatto che Malpelo sia cattivo perché abbia i capelli rossi appare normale, pur non essendolo. Il narratore, infatti, non coincide con l’autore, bensì adotta il punto di vista dell’ambiente in cui avviene la storia raccontata.
La tecnica dello straniamento consente la scomparsa dell’autore e la regressione del narratore al livello culturale dei personaggi della sua storia, coi quali infatti si identifica fino a scomparire.
Il linguaggio verista consiste nell’adozione di una lingua vicina a quella dell’ambiente rappresentato; una lingua rozza ed elementare, molto lontana da quella colta dell’autore.
Il discorso indiretto libero consiste nel riportare le parole o i pensieri di un personaggio attraverso la mediazione del narratore, ma senza l’uso dei verbi dichiarativi e della congiunzione “che". Si tratta di un discorso che conserva gli stilemi e le strutture grammaticali proprie del discorso diretto, ma è privo di quei segnali grammaticali che segnano il passaggio dal discorso del narratore a quello del personaggio.
Nel discorso indiretto libero si ha così l’impressione che sia il narratore a continuare a vedere e a pensare ciò che leggiamo, quando invece si tratta del personaggio.
La tecnica dell’impersonalità consiste nell’eliminazione di qualsiasi giudizio dell’autore sulla vicenda narrata. Il fatto deve apparire agli occhi del lettore nudo e schietto. Lo scrittore deve scomparire e consegnare semplicemente un documento umano, ossia un ritratto storico e umano degli eventi; un ritratto privo di qualunque soggettività e il più neutrale possibile.
Il personaggio di Rosso Malpelo, vittima di un pregiudizio popolare, secondo cui è cattivo in quanto ha i capelli rossi, è vittima di abusi e maltrattamenti. Cresce in un ambiente ostile e violento, di cui diviene il prodotto. Dopo la morte del padre, inoltre, il suo carattere peggiora ulteriormente.
Malpelo e Ranocchio hanno un rapporto ambiguo, in quanto Malpelo ha sviluppato una concezione disfunzionale dell’amore e interagisce col prossimo ricorrendo al codice della violenza e della forza.
Rosso Malpelo mostra una certa attrazione verso la morte, vista da lui come la fine di ogni sofferenza. D’altronde il ragazzo pensa che sia meglio non essere mai nati.
La novella è dominata da una visione materialistica e deterministica del mondo e della vita. Malpelo è determinato dal suo ambiente, non può autodeterminarsi e nel suo mondo non esiste l’iniziativa personale: eredita il lavoro del padre, sebbene preferisca svolgere altri mestieri.
Ranocchio è una vittima del darwinismo sociale.
Tutto il mondo di Malpelo è sorretto dalle leggi economiche, che influenzano anche le relazioni umane e i sentimenti.
L’asino grigio, con la sua morte, diviene simbolo di quella legge materialistica che regola la vita della natura e dell’uomo.
(Letteratura Italiana - Patrick Cherif ©)
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