JACOVITT"tt"I COME NON LO AVETE MAI VISTO

Dopo le mostre di Termoli e Roma per il centenario dalla nascita di Benito Franco Giuseppe Jacovitti, arriva al Palazzo del Fumetto di Pordenone l’esposizione “Jacovitttti come non lo avete mai visto”.
Il perché di 4T.
Il titolo coniato per l’esposizione pordenonese, in cui Jacovitti è scritto con 4T, nasce dall’incontro di Luca Raffaelli con il geniale fumettista. “L’appartamento di Jacovitti, al quartiere Aurelio a Roma, è del tutto normale -. Niente salami sul pavimento o lische di pesce come soprammobili. E neanche vermi o ragnatele. Nel suo studio, piuttosto, c’è un’interessante collezione di armi antiche, accanto a una serie di dipinti. Sulla sua scrivania una tavola appena abbozzata di dimensioni enormi (“se faccio i disegni più piccoli ci impiego un’eternità”), e sulla parete accanto un grosso cartello metallico con su scritto ‘Vietato cosare’. Più sopra un altro cartello con inciso Jacovitti con otto ‘t’.
Da quella targa deriva il titolo della mostra al PAFF! che ripercorre le caratteristiche dello stile, le particolarità della costruzione linguistica e della pagina che contraddistinguono il grande maestro del fumetto italiano, artista unico e irripetibile.
Lo stile Jacovitti in mostra.
Guardando le sue creazioni oggi, è possibile ripercorrere la sua opera con uno sguardo nuovo e vedere il suo lavoro come se fosse la prima volta. A partire dal metodo: realizzava i suoi fumetti senza scrivere tracce di sceneggiatura e senza farsi aiutare dalla matita, disegnava direttamente a china, inventando a ruota libera le
sue fantastiche storie surreali. Le tavole originali lo mettono bene in evidenza: ogni linea di contorno era un intreccio di segni a pennino sottilissimi.
Nella mostra vedremo i celebri riempitivi di Jac (salami, vermi, farfalle, dadi e tutti gli oggetti che disegnava per riempire gli spazi vuoti), capiremo come muoveva nella vignetta i personaggi attraverso linee cinetiche e come suonava il suo mondo attraverso le onomatopee. Anche le parole vengono continuamente reinventate con giochi e scioglilingua: lascia l’ascia e accetta l’accetta, o non-sense: “quando Jacovitti sverga le ciripicchie, tutte le biscagliette vengono in gnoffa a far zunzù”.
I corpi in questo mondo di fumetti sono sempre in bilico tra reale e grottesco, continuamente tagliati, spezzettati, segati, in un equilibrio instabile ma sempre ritrovato.
Alle volte non basta la superficie del disegno: Jacovitti spezza il patto narrativo stretto con il lettore e i suoi personaggi si rivolgono direttamente al loro autore o al pubblico per cambiare le sorti della vicenda che stanno vivendo, sfondando così, spesso e volentieri, la “quarta parete”. Tutte queste caratteristiche si possono osservare nel percorso di mostra e il visitatore le può cercare e ritrovare nelle sezioni dedicate alle
panoramiche, nelle tavole piene di dettagli da far “aguzzare la vista” o leggendo una storia di Cocco Bill nella sua interezza dove queste tecniche vengono svelate.

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