Il sergente (e i soldati) nella neve

Nuova puntata di Libri Oltre per parlare de "Il Sergente della Neve", di Mario Rigoni Stern. Per l'occasione con Alberto Forchielli come ospite speciale.

Пікірлер: 50

  • @Agnello58
    @Agnello585 ай бұрын

    Il racconto di Forchielli, ricco di umanità, mi ha allo stesso tempo commosso e, a tratti, divertito. Bravissimi tutti.

  • @romanagaito6535
    @romanagaito65355 ай бұрын

    La totale assenza di retorica nel parlare di Forchielli rende i suoi discorsi molto concreti e veri. In questo racconto di memorie ha lasciato immagini nella mia mente molto vive, anche piccoli particolari, come quello dell' enorme stalla dove respirare a pieni polmoni, sanno farti percepire tutta la vita che c'è dietro. Grazie per questo tempo dedicato al racconto che è stato per me un momento di arricchimento

  • @alessiochemeri2059
    @alessiochemeri20595 ай бұрын

    Letto un paio di volte, libro bellissimo che fa sorridere e piangere e che apre il cuore e da tanta rabbia nei confronti dei cani che hanno mandato tanti ragazzi a morire per le loro mire idiote. Una anabasi tutta alpina

  • @PiercarloStrarini
    @PiercarloStrarini5 ай бұрын

    Grazie per la bella chiacchierata, su KZread è presente un canale che si chiama "Fronte del Don" che si occupa di mantenere la memoria della ritirata e del destino dei prigionieri di guerra italiani in Russia. Contiene numerosi approfondimenti su tutte le tematiche della ritirata. Per chi volesse approfondire. Per la questione magazzini pieni si tratta di due motivi contingenti, la tendenza da una parte, dell'intendenza dell'esercito a razionare le risorse, dall'altra la necessità, in previsione, di razionare le risorse nel corso dell'inverno e soprattutto il fatto che non fosse prevista una ritirata; per cui certo materiale di vestiario non venne distribuito ad unità che si pensava dovessero solo stare nei rifugi sul don per tutto l'inverno. E' tutt'ora un argomento dibattuto.

  • @paolaminissale
    @paolaminissale5 ай бұрын

    Grazie per questa live, mi ha nno commosso certi aneddoti raccontati da Forchielli, anche per un vissuto familiare: mio padre fu tra quelli del Don, come ufficiale medico, fece 4 anni di prigionia in Russia. Ogni tanto ci raccontava qualcosa, tutto mi è rimasto impresso; ad esempio, un ungherese che aveva trovato nel latino la lingua con cui parlare con un italiano, un certo Pampallone e una frase tristemente predittiva: “Pampallone, non videbo Budapest!”. Non la rivide. O di uno squarcio di giornale che qualcuno lesse prima di farne una sigaretta, portando al suo orecchio il nome del paesello, Bronte, in mezzo alle parole in russo; si fece tradurre, apprese così del bombardamento, e lo prese l’angoscia per la sorte della sua famiglia. Sopravvisse anche al tifo petecchiale; al rientro dalla prigionia sembrò che stesse per andarsene, per una beffa del destino, poiché dopo essersi salvato dall’inferno russo, si prese un febbrone da cavallo in pieno agosto. Ma non era quella la sua ora: se n’è andato a 87 anni

  • @jackpine44
    @jackpine445 ай бұрын

    Innanzitutto grazie per trattare questo tema a cui sono molto legato. Un fratello di mio nonno, Alpino del Battaglione Monte Cervino é caduto nel Donbass nel 42. Ció che é rimasto di lui, come quelli di tanti altri grazie alle associazioni Alpine, é stato riportato a casa negli anni 90. Impossibile dimenticare, da Italiano e da Cuneese, questa storia. La mia provincia conta quasi 250 comuni. La maggioranza sono piccoli: borgate e frazioni di montagna, di pianura e di collina. Su tutte sulla facciata del municipio potete trovare lapidi con incisi i nomi delle decine, a volte centinaia, di caduti nella prima e della seconda guerra mondiale. Per la seconda soprattutto in Russia. Quando ci sono davanti mi fermo a leggere i cognomi e le date di nascita, per rispetto. E vorrei che con me ci fossero tutti i neo e proto fascisti del 2000 per dirgli: questi sono i migliaia di uomini che i vostri eroi di cui conservate i busti hanno mandato a morire senza dignitá e rispetto alcuno per la loro vita. Quegli stessi uomini tornaro in patria soli e abbandonati da tutti, inclusi gli odiati alleati Tedeschi nonostante fossero stati gli ultimi ad abbandonare il Don. Nella stessa terra che tanto pagó in sofferenza e vite umane, forse non a caso, si formarono diverse bande partigiane, dalle Alpi Cozie e Marittime fino alle Langhe che operaro fino alla Liberazione. Infine ricordo che non bisogna dimenticarsi di Nuto Revelli. Anche lui partito fascista, ufficiale del Battaglione Tirano, ritornó partigiano.

  • @ezechiele122
    @ezechiele1225 ай бұрын

    Per Forchielli sarebbe cosa buona e giusta fissare quei ricordi in qualcosa di scritto

  • @nicolaurbani6265
    @nicolaurbani62655 ай бұрын

    Io credo sia importantissimo 47:24 e meraviglioso che ci siano memorie storiche su quel duro periodo. I giovani fino ai 40enni di oggi dovrebbero ascoltare più spesso queste testimonianze di umanità e di chiarezza sulla guerra

  • @alexgreenwood20
    @alexgreenwood205 ай бұрын

    Puntata straordinaria complimenti! Ho avuto un nonno classe '15 che combatté in Russia e tornò vivo. Era della provincia di Lodi (prima Milano) credo fanteria. Mio padre diceva che raccontava della guerra quando con gli amici tornava a casa tardi la sera, davanti al vino. Diceva che beveva tanto anche per sopportare ciò che aveva visto. Persone morire congelate e di fame. Diceva che dormivano in case di famiglie russe che avevano i loro maschi al fronte. Erano buoni con gli italiani raccontava. Poi raccontò anche che una volta ritornato a casa fu catturato dai tedeschi (credo quindi dopo 8 settembre) e che riuscì a fuggire dalla deportazione. Chiamò mia zia Irene per via del nome Irina che sentì o che conobbe laggiù.

  • @lorenzomarcoccia1418
    @lorenzomarcoccia14185 ай бұрын

    Ti prego Forchielli portaci i quaderni! Bellissima puntata

  • @paolomarri1227
    @paolomarri12275 ай бұрын

    Molto interessante, grazie

  • @ValentinoFilipetto
    @ValentinoFilipetto5 ай бұрын

    Il sergente nella neve e' un libro straordinario, l'avro' letto cinque volte. Bellissima conversazione

  • @stefanogozzo1729
    @stefanogozzo17295 ай бұрын

    Bellissimo racconto di Forchielli

  • @luigifranchini7877
    @luigifranchini78775 ай бұрын

    Puntata molto bella. Toccanti i racconti di Alberto così pieni di umanità

  • @giovdall
    @giovdall5 ай бұрын

    Circa le motivazioni di chi combatteva in Russia , mi hanno colpito le lettere di Carlo e Dante Mongardi, artiglieri alpini della Julia dispersi in Russia, raccolte dai fratelli Bruno e Francesco Mongardi. Sono 151 lettere, intense e commoventi nella loro semplicità, soprattutto dirette alla mamma Lucia. Il libro è intitolato "Figli miei dove siete ?" . I due ragazzi (classe "21 e "22 ), entrambi dispersi in Russia, probabilmente in prigionia , vivevano a Villa San Martino , frazione di Lugo (Ra) , compaesani e amici di mio padre (classe "22), che nelle lettere è citato esplicitamente ,erano contadini e frequentavano ambienti cattolici, a cominciare dalla parrocchia. Non erano volontari, ma coscritti (Dante, il minore, aveva chiesto , e fu accontentato, di essere destinato in Russia per stare vicino al fratello. Nelle lettere, assieme alla nostalgia per casa e alla descrizione della vita al fronte si trovano frasi questa, in una lettera dell' 8 gennaio 1943, " Tutto va bene (...) si sta[nno] preparando grandi cose per i signori russi, [h]anno già saputo a sue spese cosa sono capaci gli uomini della "Julia" , il resto lo impareranno !". La propaganda fascista , e anche la condanna del "comunismo ateo" da parte della Chiesa , avevano fatto breccia nelle menti di quei ragazzi, convinti in qualche modo di partecipare a una "battaglia di civiltà" , pur senza espressioni di odio o di razzismo. Ora le immagini di quei ragazzi sono nella tomba di famiglia (il padre morì l' ultimo giorno di guerra, a Villa, a causa di una scheggia nel bombardamento finale, il 12 aprile 1945), non lontano da dove è sepolto mio padre, e sono sempre oggetto di una mia sosta durante le mie visite al cimitero. Probabilmente il dott. Forchielli conosce già il volume , edito nel 2005 a cura di Giovanni Vinci, del gruppo Alpini Imola, dalla Fondazione Cassa di Risparmio e Banca del Monte Lugo.

  • @LeoBarbareschi
    @LeoBarbareschi5 ай бұрын

    ❤❤❤❤❤❤❤❤❤❤

  • @sebylu
    @sebylu5 ай бұрын

    Grande puntata e grazie ad Alberto! Da Tenente dopo la prima fase della Scuola di Applicazione io feci il tirocinio come Comandante di Plotone e Vice Comandante di Compagnia nella Taurinense e ho apprezzato anch’io il libro di Mario Rigoni Stern oltre che il bellissimo spettacolo teatrale “Il Sergente” di Marco Paolini ad esso ispirato.

  • @giampaolocolombo2697
    @giampaolocolombo26975 ай бұрын

    Sul tema consiglio i libri di Nuto Revelli, tornato dal Don ha lasciato una testimonianza diretta. Ha poi pubblicato lettere spedite dal fronti vari di guerra Don e Africa. (pure lui da fascista divenuto partigiano).

  • @jackpine44

    @jackpine44

    5 ай бұрын

    Nuto Revelli un eroe nazionale. Dovrebbe essere ricordato di piú. Per quello che ha fatto con i suoi diari, con la raccolta delle lettere degli Alpini e con la ricerca e le interviste del mondo dei vinti nelle campagne e montagne Cuneesi dopo la guerra.

  • @alessiochemeri2059

    @alessiochemeri2059

    5 ай бұрын

    Grazie. Nome segnato. Li leggerò

  • @angeloacquaviva3123
    @angeloacquaviva31235 ай бұрын

    Grazie.

  • @giannibaratti765
    @giannibaratti7654 ай бұрын

    Aveva iniziato col dire che avrebbe parlato poco per questioni anche di tempo. Poi, invece😂 Lui è Michele Boldrin e ce lo teniamo così, perché così ci piace❤

  • @noxpreca4964
    @noxpreca49645 ай бұрын

    Grande Forchi

  • @annanensibertini7502
    @annanensibertini75025 ай бұрын

    Grazie, piacevole e interessante chiacchierata 👏👏

  • @francescodarin8100
    @francescodarin81005 ай бұрын

    Chi meglio di tutti ha narrato la propaganda fascista nella scuola è Meneghello. Il suo Fiori Italiani è una riflessione su come venne forgiato anche lui dal fascismo e come ne uscì. Ma Meneghello è molto di più. Si muove agevolmente tra l'italiano il suo dialetto che lui definì dell'alto vicentino, e l'inglese che usò insegnando all'Università di Reading. Il suo tentativo è quello di scrivere in italiano con l'assenza di retorica tipica dell'inglese. In tal senso ci sono delle ottime riflessioni sul suo testo Jura. Meneghello fu inoltre partigiano con gli azionisti. Quelli che secondo il mio modesto parere erano gli unici a poter indirizzare l'Italia verso la modernità. Poi la storia è andata diversamente.

  • @waroftherats
    @waroftherats5 ай бұрын

    per favore fate altre serate cosi e con questi argomenti. Grazie

  • @faustocoppi2073
    @faustocoppi20735 ай бұрын

    Mio Nonno nella julia e un parente nella Ravenna!

  • @esterinobiesuz8494
    @esterinobiesuz84945 ай бұрын

    letto tutti i libri citati e ho fatto il militare nella Tridentina e qui il racconto della ritirata era presente oltretutto la Tridentina fu quella che sfondò la sacca che circondava gli Alpini, a Nicolajevka...

  • @luisafraron6303
    @luisafraron63035 ай бұрын

    Buona notte, un fratello di mio nonno non è più tornato

  • @FrancescoPirotti
    @FrancescoPirotti5 ай бұрын

    40:30 vero quello che dice Alberto, chi ha vissuto quelle esperienze terribili solitamente non ha atteggiamenti militareschi ma molto umani

  • @StefanoPellarin
    @StefanoPellarin5 ай бұрын

    Molto interessante, un lato di Forchielli che non sospettavo. Uniche note, da scassamaroni amante delle cose militari quale sono: 1)reduci di Russia collusi con la RSI, pur pochi, ce ne sono stati, basti pensare al citato Bedeschi, federale di Forlì e comandante di una brigata nera. 2) la Julia reclutava principalmente in Friuli, quando ho sentito veneto mi è partito il porco...non che non ci fossero veneti, ma erano sicuramente più presenti nella Pusteria e nel 6° rgt della Tridentina. Ma sicuramente l'equivoco nasce dal fatto che anche l'attuale Friuli era parte del Veneto. Ad ogni modo condivido e apprezzo la lettura di Forchielli, parla di un'umanità che ho ritrovato nei racconti dei pochi Reduci che ho avuto la fortuna di incontrare. E anche in casa mia "Centomila gavette di ghiaccio", "Il Sergente nella neve" e "Nikolajewka c'ero anch'io" hanno sempre campeggiato in libreria, letti e riletti, con un occhio particolare al racconto del prozio artigliere del "Conegliano".

  • @HairBilly
    @HairBilly5 ай бұрын

    👍👍

  • @orfeopezzotti
    @orfeopezzotti5 ай бұрын

    Mio commento tattico

  • @t.ferrata3063
    @t.ferrata30635 ай бұрын

    Ho letto più volte il libro che ho nella prima ed. Einaudi regalatomi quando ero bambino, come ho letto gli altri libri (romanzi?) citati ed anche Varvarovka Alzo Zero di O. Terzi. Inoltre sono molto prevenuto perchè proveniente da una famiglia di Alpini. Però constato che, a parte il fatto della tragedia collettiva e personale degli Alpini questi libri non affrontano il problema del perchè gli Alpini fossero in Russia e scontano la colpa di avere messo un gigantesco mattone allle fondamenta del mito Italiani Brava Gente. Diversi storici si posero la domanda del perchè I russi contrastarono la ritirata degli italiani. La risposta consiste nel fatto che i Russi contrastarono gli invasori chiunque fossero non prendendo in considerazione le differenze comportamentali dei singoli o dei gruppo.

  • @giovannibianco947
    @giovannibianco9475 ай бұрын

    Correzione. La brigata alpina Julia non è veneta. È friulana. La sua sede è ad Udine.

  • @riccardofabris1260

    @riccardofabris1260

    5 ай бұрын

    La divisione Julia era di stanza a Belluno. Quella attuale è stata ricostituita a livello di brigata dopo la guerra🤗

  • @murasakishikibu6704
    @murasakishikibu67045 ай бұрын

    Grazie per la bella live ma, scusatemi, devo dire che l'ultima parte della live mi avete lasciato piuttosto sorpresa. Ebbene sì, gli italiani erano quasi tutti fascisti, salvo alcuni che erano stati cresciuti nelle famiglie di un certo tipo. La nostra gloriosa Resistenza è stata fatta da ragazzi che sono cresciuti a pane e fascismo e improvvisamente scoprirono che le cose non andavano esattissimamente come gli avevano sempre raccontato. Erano fascisti, e perché non avrebbero dovuto esserlo? I bambini (i cuccioli) han tutto l'interesse a far contenti i loro genitori, cui sono legati da un grosso rapporto di dipendenza. QUEI bambini in particolare erano stati cresciuti col culto dell'obbedienza a tutti i costi, e nel culto di Mussolini. Nessuno aveva un'ombra di comprensione per il momento in cui, da adolescenti, ci si ribella a tutto e a tutti. Il bravo bambino faceva poche domande, obbediva sempre ed era indottrinato nel più accurato dei modi. C'era UN libro di testo per tutte le elementari d'Italia - anzi quattro: uno per i maschietti contadini, uno per le femminucce contadine, uno per i maschietti cittadini e uno per le femminucce cittadine, ed erano stati accuratissimamente progettati e elaborati dal Minculpop o quel che era. I programmi di storia erano stati accuratamente rivisti, tutto ciò che era straniero era tenuto alla larga. C'era la censura perfino nei romanzi di Agatha Christie e di Rex Stout, che solo di recente sono stati ritradotti in versione integrale ed esatta (non per fascismo editoriale, credo, ma semplicemente perché la Mondadori si era dimenticata della cosa). Funzionava esattamente come funziona adesso in Russia. Fate una ricerchina su Google a "propaganda fascista a scuola. Immagini", ché vedrete roba davvero divertente. Come faccio a sapere tutte queste cose? Semplice: insegno (anche) storia alle medie, e tutti i manuali che mi sono passati tra le mani dedicano una piccola sezioncina alla propaganda fascista, con tanto di immagini. Col tempo, visto che le classi gradivano molto, mi sono fatta una piccola batteria particolarmente valida di immagini e canzoncine. Mi industrio a coltivare il senso del ridicolo nei ragazzi, con bel garbo e senza dar troppo a vedere, perché sono convinta che un buon senso del ridicolo aiuti molto contro la propaganda di regime. Quanto ha pesato in seguito questo? Parecchio, perché caduto il regime quasi nessuno era più fascista, e avevamo il più grande partito comunista d'Europa. Ma per molti anni nei libri di scuola, soprattutto delle elementari, rimasero tracce di quel modo di pensare e di raccontare (io sono del 1961 e perfino nei miei libri qua e là c'erano tracce). Per dirne una, gli antichi romani han continuato ad avere una parte molto grande nel programma e la Missione dell'Italia in qualche modo sottobanco restava, soprattutto nel modo di raccontare il Risorgimento. Tutto questo cambiò con l'arrivo delle generazioni più nuove, negli anni Ottanta.

  • @francescodarin8100

    @francescodarin8100

    5 ай бұрын

    Sopra in un commento ho citato Meneghello. E il suo Fiori italiani. Il miglior testo sull'indottrinamento scolastico che io conosca. Poi Meneghello vale la pena. E' poco chiaro a tutti che dentro un sistema soprattutto totalitario non lo vedi. Vi sei immerso come il pesce nell'acqua. Tale fu la sorpresa che dopo il 45 tutto divenne regime. Il rischio di non sapere in quale acqua si è immersi produsse il distacco tra chi governa e la società civile. Una specie di trauma - e il trauma è tale solo se non lo ricordi. Quella coazione a ripetere. Così produci Grillo ad esempio. Essere contro senza riuscire a produrre nulla di buono. Quello che viene chiamato con insistenza "pensiero critico" mentre stai vendendo all'ammasso il cervello. I veri intellettuali arroccati nelle loro cittadelle accademiche non contribuirono molto alla ricostruzione. Si erano tanto sporcati le mani col fascismo che volevano evitare di rifarlo. Non si sa mai che si rivelasse un regime. Mancò, così come manca, l'apporto dei migliori. Il risultato dovrebbe essere sotto gli occhi di tutti. Meneghello, che anche in questo caso è un esempio se ne scappò in Inghilterra dopo essere stato partigiano con gli Azionisti. Scompare lui e scompaiono anche gli Azionisti. L'Italia restò nella tenaglia tra un partito confessionale e uno comunista. Entrambi inadatti a gestire la democrazia.

  • @pippotopazio2400
    @pippotopazio24005 ай бұрын

    il cavallo rosso

  • @melemele8566
    @melemele85664 ай бұрын

    48:24 l'esperienza fascista in africa é stata un disastro, avrà avuto successo a suo tempo anche per mantenere consenso ma poi credo che nessuno ne parla più con orgoglio

  • @fabioderose
    @fabioderose5 ай бұрын

    Forchielli ha insospettabili doti di affabulatore perché parla in modo semplice e umano mentre Boldrin con la sua voce chioccia è il solito professorino antipatico che si sente una spanna sopra tutti. Comunque interessante, bella idea 💡.

  • @MrEnricuz
    @MrEnricuz5 ай бұрын

    abbiamo fatto crimini orribili nei Balcani e soprattutto in Africa.

  • @canaja76
    @canaja765 ай бұрын

    Grazie, ottima discussione. Anche mio zio, che era nella Julia, ha scritto un diario molto toccante di quelle sciagurate vicende. Dalla calma estiva prima degli scontri con i russi alle peripezie e la sofferenza della ritirata. Fece centinaia e centinaia di km a piedi prima di riuscire a salire su un treno, con ancora delle schegge di granata nella schiena

  • @Davide-lz3zy
    @Davide-lz3zy5 ай бұрын

    Bedeschi ha scritto sulla Russia e vari fronti con un taglio molto diverso

  • @riccardofabris1260

    @riccardofabris1260

    5 ай бұрын

    Non per nulla pubblicato da Mursia, editore di destra, almeno ai tempi

  • @Davide-lz3zy

    @Davide-lz3zy

    5 ай бұрын

    @@riccardofabris1260 vero